Il “Fiscal Drag”: la tassa invisibile

C’è un nemico silenzioso nelle buste paga degli italiani: non si vede, non si vota, ma colpisce tutti. Si chiama fiscal drag, o “trascinamento fiscale”, e negli ultimi anni è tornato al centro del dibattito economico. In pratica, è un effetto collaterale dell’inflazione che riduce il potere d’acquisto, anche quando gli stipendi aumentano nominalmente.

Cos’è il fiscal drag

Il fiscal drag si verifica quando, a causa dell’inflazione, i redditi nominali crescono e spingono i lavoratori verso scaglioni fiscali più alti, senza che ci sia un reale aumento del reddito reale.
In altre parole: guadagni di più, ma paghi più tasse, e alla fine ti resta in tasca lo stesso — o addirittura meno.

Un esempio pratico

Immagina che nel 2023 tu guadagnassi 30.000 euro l’anno e nel 2024 il tuo stipendio salga a 33.000 per compensare l’inflazione. Se gli scaglioni IRPEF non vengono aggiornati, finisci per pagare una percentuale maggiore di tasse. Il risultato? L’aumento serve solo a coprire l’aumento dei prezzi, ma il fisco ti trattiene di più. È come se lo Stato incassasse una parte dell’aumento che ti spettava per difendere il tuo potere d’acquisto.

Il caso italiano

In Italia il problema è particolarmente sentito perché le aliquote IRPEF non vengono adeguate automaticamente all’inflazione. In altri Paesi, come gli Stati Uniti o il Canada, gli scaglioni fiscali vengono aggiornati ogni anno proprio per evitare questo effetto.
Il governo Meloni ha recentemente introdotto modifiche agli scaglioni IRPEF (riducendoli da quattro a tre nel 2024), ma senza un meccanismo di indicizzazione automatica il fiscal drag resta un problema strutturale.

Perché è un problema nascosto

Il fiscal drag non appare come una tassa nuova o un aumento esplicito, ma come una “tassa invisibile”. È subdolo perché riduce il reddito reale dei lavoratori senza che se ne accorgano subito, contribuendo a erodere la fiducia verso il sistema fiscale e la politica economica.

Possibili soluzioni

Le soluzioni più discusse sono:

  • Indicizzazione automatica degli scaglioni IRPEF all’inflazione;
  • Revisione periodica delle detrazioni e delle soglie;
  • Riforma complessiva del sistema fiscale, per renderlo più semplice e progressivo in modo equo.

L’obiettivo dovrebbe essere uno solo: far sì che chi riceve un aumento per tenere il passo con il costo della vita non finisca per essere penalizzato dal fisco.

Conclusione

Il fiscal drag non fa notizia come le grandi riforme, ma incide in modo concreto sulla vita quotidiana. Finché il sistema fiscale italiano non sarà capace di distinguere tra aumenti “reali” e aumenti “inflazionistici”, continueremo a pagare una tassa silenziosa che erode lentamente il potere d’acquisto e la fiducia dei cittadini.

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